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Presentazione

Il Canone è importante soprattutto nella teoria del «perennialismo educativo» e nell’idea di «alta cultura». Tale costrutto ha conosciuto infatti una grande fortuna in particolare a seguito della pubblicazione dell’opera del critico letterario Harold Bloom. Il canone occidentale, (trad. it. Bompiani, 1996), in cui l’autore esplorava la letteratura dell’Occidente, concentrandosi sulle opere di 26 autori ritenuti da lui decisivi per l’intera cultura occidentale.

Esso propone anzitutto un impegno di (ri)fondazione del “canone” educativo che fa da riferimento alla IeFP. Il termine “canone” è una traslitterazione del greco
kanon , letteralmente ‘canna’, ‘bastone diritto‘ e in senso lato “regola”. Il termine indicava infatti lo strumento di misura per la lunghezza (solitamente appunto un bastone diritto), donde il significato traslato di regola, prescrizione, forma, modello. In letteratura (ma anche nell’arte e nella musica) esso sta a significare un compendio di grandi opere e importanti autori che ogni studente dovrebbe conoscere e studiare.

Secondo Bloom, il Canone sottintende la lotta tra il Tempo e la Memoria; esso non è quindi una classifica nè un “consiglio di letture”, bensì una sintesi che la lunga tradizione (in questo caso letteraria) dell’Occidente ha definitivamente depositato e reso indiscutibile nelle nostre coscienze. Ciò ha enormi conseguenze anche per i sistemi educativi, soprattutto quelli scolastici. Se pensiamo infatti alla scuola, vediamo che non tutto il sapere viene “scolarizzato”, dato che nell’istruzione formale passa solo ciò che viene ritenuto “degno di essere insegnato” (cfr. Damiano, 2007). Ciò determina anche lo iato tra istruzione ed esperienza vitale, in quanto la selezione dei saperi avviene in base alle logiche che una società assume come proprie. Il canone tradizionale fissa allora le scelte di gusto e di valore affermatesi in una certa comunità e in un determinato momento storico, quali risultano dai codici o dalle antologie, dai programmi scolastici e formativi, dalla politica culturale dei governi, dagli indirizzi dell’editoria, così da orientare la formazione spesso solo verso un mero «rispecchiamento» dei valori etici e politici delle strutture istituzionali che lo hanno determinato.

Gli attuali processi di trasformazione economica, politica, culturale posti in essere dalla “globalizzazione”, l’imporsi di entità sopranazionali, l’affermarsi di una società multietnica e multiculturale hanno messo progressivamente in crisi tutto ciò e invocano un nuovo canone culturale, più attento da un lato alle diverse culture, a partire dall’arte dell’incontro, dello scambio, del «meticciamento», dall’altro alla valorizzazione del «curricolo per la vita» e dei contesti non formali di apprendimento. Questo vale – ecco la novità di questo nostro tempo – anche per la IeFP, spesso vista come un segmento di serie B dell’istruzione, una “scuola del fare” più che del pensare, e in quanto tale di fatto marginale alla (alta) cultura. Al contrario, proprio l’evoluzione del rapporto tra lavoro e conoscenza richiede una maggiore e diversa base culturale per tutti, come condizione di accesso non solo all’occupabilità, ma soprattutto alla cittadinanza e alla vita democratica.

È qui che si gioca anche l’“ispirazione cristiana” che costituisce la cornice valoriale degli Enti promotori di questa iniziativa, il CNOS-FAP, l’Enac, Endofap, Scuola Centrale Formazione, Centro studi Opera don Calabria e Casa di carità arti e mestieri; una cornice che richiama l’attenzione sulla priorità della persona, sulla solidarietà con i più svantaggiati, sul ruolo dell’educazione. Da ciò anche il nesso profondo tra la questione del canone e quella del curricolo, tema – questo sì – piuttosto assente finora dall’orizzonte della IeFP in Italia. Infatti, la Formazione Professionale pur rientrando a pieno titolo nel sistema educativo nazionale (a partire dalla riforma del 2003) e pur avendo a riferimento (dal 2005) il medesimo “profilo educativo culturale e professionale” (PECUP) della scuola secondaria di secondo grado e i medesimi “assi culturali” (dal 2007), ha conosciuto un processo di frammentazione sul piano culturale, anche in relazione alla prevalenza di una gestione regionalistica non sempre in grado di tradurre adeguatamente il carattere nazionale del sistema.

Tutto ciò ha accentuato lo stereotipo di una contrapposizione teoria (cultura) – pratica (lavoro) che vede la scuola come caratterizzata da un paradigma “disciplinarista” e la IeFP da uno riduttivamente “professionalizzante”. Ma c’è un secondo aspetto peculiare da sottolineare: l’idea che un curricolo autentico si costruisce dal basso a partire dal protagonismo degli allievi, in quanto ha a che fare con la vita reale in cui si incarna la cultura. Di qui l’importanza di un coinvolgimento diretto dei Centri di Formazione Professionale (nel seguito CFP), dei loro formatori e degli studenti stessi. È lo sforzo seguito fin dall’ideazione di questo progetto che si è tradotto nella elaborazione di testi collettivi basati sull’apporto dei formatori – in qualità di autori – e che avvia una sperimentazione diffusa in numerosi CFP di molte Regioni italiane. Riteniamo che tale approccio possa costituire una garanzia non solo in termini quantitativi, assicurando un ampio confronto tra le esperienze più significative finora promosse dagli Enti e dei CFP, ma soprattutto in termini qualitativi attraverso l’esercizio di una nuova riflessività in grado di aiutare a modellizzare le pratiche e a promuovere – come ci sollecita il teologo canadese gesuita Lonergan – nuove “condizioni di auto-appropriazione del sapere” da parte dei giovani. Si tratta infatti di formare la coscienza delle proprie esigenze, della corrispondenza tra struttura della realtà e della mente umana, di far loro riconoscere il senso e i limiti del proprio valore, il senso di appartenenza e di dipendenza, ma soprattutto le capacità di decisione per una “vita buona”.

I coordinatori scientifici del progetto sono Dario Eugenio Nicoli (Docente ordinario Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia) e Arduino Salatin (Docente ordinario IUSVE).

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